Al Workshop “Scrivere di Musica” ho capito che scrivere (bene) di musica non è facile come sembra e che bisogna essere anche un pò Zen.

Come ho detto nel primissimo post di questo blog, io non sono una giornalista né un critico musicale e mi limito a descrivere, su queste pagine virtuali, come la mia vita si incastra con la musica.

Succede però che, parlando al telefono con un’amica, io un giorno riceva un cazziatone perché qui

https://musicaamezzaria.wordpress.com/2017/04/12/si-torna-a-casa-playlist-pasquale-da-treno/

ho scritto di conoscere davvero molto poco Ed Sheeran che invece è in circolazione da tempo.

Qualche giorno dopo invece altri amici, con cui progettavo l’acquisto di biglietti per concerti, mi hanno accusata di essere una “talebana della musica”. “Ma in che senso scusa?” chiedo io un po’ stupita, la risposta è stata questa: “E va bene che hai un tuo genere e tuoi artisti preferiti, ma ad altra musica non dai proprio una chance! Se ti nomino, ad esempio, Tiziano Ferro, fai la faccia di una posseduta dal demonio. Devi dare una possibilità di ascolto ad altro! Magari ti piace”

Ora, specificando che con queste persone si parlava di andare a sentire i Metallica e che quindi ignoro da dove abbiano tirato fuori il buon Tiziano, specificando inoltre che lui mi è assai simpatico e lo trovo colto e coraggioso ma che la sua musica non è molto nelle mie corde…una riflessione però mi sono sentita di farla: “Ma non è che sono musicalmente snob? Non è che, rimanendo ancorata alle mi adorate certezze musicali, io nel frattempo mi perda qualche cosa di bello? Non è che se non inizio ad aprirmi ad altro anche questo blog sarà una infinita ripetizione delle stesse cose?”

La risposta è “ SI ” in tutti i casi.

Però c’era un problema: io non c’ho più vent’anni (…sigh…sobh…) e ho amici con gusti molto simili ai miei. Dove andare a cercare qualche cosa di nuovo senza dovermi per forza imbattere in robe oggettivamente inascoltabili anche per il più volenteroso?

E così, leggendo in giro e guardando su facebook, ho trovato la notizia di un Workshop dal titolo “Scrivere di Musica” organizzato da Rumore, che è una rilevante testata giornalistica in ambito musicale e da Radio Città Fujiko , una nota radio della zona. Il corso sarebbe stato tenuto da Rossano Lo Mele, direttore della rivista e, tra le altre cose, batterista dei Perturbazione, che io vidi suonare per la prima volta a Bologna al Botanique (un festival estivo bolognese) nel lontano 2013.

Penso: “Bello! Magari imparo qualche cosa di utile per me e per il blog e inizio a scrivere di musica con maggior cognizione di causa. E poi, quale migliore occasione per venire a contatto con gente nuova con cui fare quattro chiacchiere per avere idee e spunti per l’ascolto?”.

E così, Il 6 e 7 maggio, sono davanti alla sede di Radio Città Fujiko con altri 19 volenterosi che hanno sacrificato le loro dormite del fine settimana per essere lì. Tutti un po’ assonnati ci siamo accalcati nell’unico bar nel raggio di un km, il mitico Bar Angela di Tommaso Nicolosi

di proprietà del signore Xu Linghbing (o qualcosa del genere) per un caffèhobisognodiuncaffèhounsonnoallucinate e poi ci siamo presentati: Gianluca, Claudio, Federico, Elisa, Alvise, Laura, Maria Teresa, Tommaso, Sofia ecc…con età, storie, gusti musicali, studi e soprattutto provenienze diverse. Mi aspettavo di trovare Bologna e provincia, invece i miei compagni vengono da Roma, Venezia, Torino, Modena, Firenze. La cosa mi ha stupito…sono finita in un corso super vip!!!

Le lezioni sono iniziate e sono finite…e il tempo è volato via veloce.

Il corso, partendo dalla storia dell’informazione musicale –  fatta di fanzine e riviste specializzate prima, webzine e magazine on line ai giorni nostri – cerca di spiegare cos’è questa informazione musicale, come mai è così diffusa, come si adatta alle nuove tecnologie di Spotify, Deezer ecc. e quanto è in grado di influenzare il pubblico e condizionarne i gusti.

Ma soprattutto: cos’è una recensione musicale? Come si fa? Come si sceglie cosa recensire e cosa no?

Le risposte a queste domande sicuramente non le troverete qui ma se l’argomento vi incuriosisce iscrivetevi al corso e non ve ne pentirete.

Quello che posso raccontarvi è cosa ho assorbito io, oltre alle nozioni, da questa due giorni. Il verbo “assorbire” è azzeccato perché non c’è altro modo per dare l’idea di quanto le lezioni, gli approfondimenti all’ascolto, le divagazioni sparse, le chiacchiere con i compagni, mi abbiano confermato che c’è un mondo musicale che non si è fermato al Grunge, al Rock o alla musica degli anni ’90 ma che va avanti velocissimo sfornando stili e generi diversi.

Per dire, quando i miei compagni di corso giovincelli hanno tirato fuori la Trap io mi sono chiesta: “mmmmmhhhh ma parleranno della birra Trappista???” ed invece no, si tratta di un nuovo genere che fonde rap, elettronica e dubstep inventato da ragazzi poco più che ventenni che raccontano la quotidianità, fatta di disagio e voglia di rivalsa, delle periferie italiane.

Io li ho ascoltati i pezzi di Sfera Ebbasta e di Ghali, (due esponenti di questo nuovo genere) proprio perché, come ho detto prima, uno degli scopi della mia partecipazione, era conoscere qualche cosa di musicalmente nuovo…ma mi sono arresa dopo due pezzi perché ascoltandoli e  guardando i loro video ho pensato “se fossi tua madre ti manderei a mescolare calcestruzzo in un cantiere, altro che canne e figa” . Il genere non fa per me ed ho rivalutato il quarantenne Fabri Fibra. Ma posso capire che la Trap, con quel sussulto di ribellione e ambizione di riscatto sociale, sia amata dai ventenni di oggi così come all’epoca io amavo il Rap degli Articolo 31.

La tiritera del “si stava meglio quando si stava peggio” non regge più neanche in ambito musicale perché ogni cosa è figlia dei suoi tempi e  se i ragazzi di periferia sono incazzati e lanciano messaggi che “mi sparo le canne e vi faccio un culo così” forse è il caso di ragionarci un po’ su anche a livelli più “alti”.

Ho capito che fare critica musicale e scrivere di musica è molto difficile perché presuppone, da parte di chi scrive, la capacità di mettere da parte sia i condizionamenti dei propri gusti personali, sia la storia passata dell’artista che si ha davanti o di cui si parla. Vale il “qui ed ora”.

Per scrivere di musica devi essere chiaro senza omettere informazioni rilavanti, devi farti capire anche dal lettore che non è esperto del settore, devi essere pacato nei giudizi senza sbilanciarti troppo, devi non essere influenzabile, non devi essere presuntuoso. Per scrivere di musica devi essere un Maestro Zen.

Scherzo…ma comunque i comandamenti della scrittura musicale sono più o meno questi e sicuramente si acquisiscono con l’allenamento e lo studio.

Se volete approfondire l’argomento, ma anche se volete solo leggere qualcosa di bello sulla musica, Rossano ci ha consigliato la lettura di questo testo che io, a mia volta, consiglio a voi:

https://www.ibs.it/rumore-dell-anima-scrivere-di-libro-ashley-kahn/e/9788842822752#

Per quanto mi riguarda, sui condizionamenti personali devo lavorarci molto…non è sempre cosa buona e giusta farsi condizionare solo “dalla pancia” come faccio io SEMPRE.

Nei miei “mi piace”o “non mi piace” vado giù con l’accetta anche dopo un solo ascolto. Ma sbaglio, mi perdo qualche cosa. Se sento un primo estratto da un album e non mi entusiasma, il resto del disco lo ascolto distrattamente condizionata dal preconcetto che, se non mi piace il primo singolo, difficilmente mi piacerà il resto. Se avessi seguito questo ragionamento con Mind Your Manners dei Pearl Jam mi sarei persa pezzi come Sirens e Swallowed Hole di Lighting Bolt…tanto per citare uno dei miei gruppi preferiti

Bisognerebbe quindi non solo ascoltare, ma essere curiosi: cercare, leggere i tesi dei pezzi, avvicinarsi a qualcosa di nuovo. Anche alla musica classica. Che può succedere? Non penso arrivi il Maestro Muti a frustarmi con la bacchetta!

Certo, poi magari continuerò ad essere nettissima nei miei giudizi ma io lo faccio dalle pagine di questo blog che leggeranno in 10, se lo si fa dalle pagine di una rivista musicale ecco, questo è un errore da penna rossa.

Detto ciò ringrazio Rossano Lo Mele perché è stato un bravo divulgatore e mi ha fatto capire che essere chiari e sintetici è importante (sintetici…vabbè questo post non conta…), ringrazio i miei colleghi di corso per i numerosi spunti e il Bar Angela per averci sfamato in questa due giorni e averci riportato indietro nel tempo con perle come queste, degne del Bar Margherita di Pupi Avati.

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Ora vado a sentirmi gli Alt J perché è uscito il loro nuovo singolo che è una figata.

Vi lascio con alcuni video da youtube di artisti che sono saltati fuori durante il corso e che abbiamo analizzato due per volta, così come ve li posto. Vi piacciono? Che ne pensate? In cosa differiscono e in cosa si somigliano? Iniziate a studiare….:-P